Z E N I T
Intervista al Card. Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero
1D. Eminenza,
nei giorni scorsi, l’11 giugno, è ricorso il secondo Anniversario della
chiusura dell’Anno Sacerdotale, mentre venerdì prossimo, Festa del Sacratissimo
Cuore di Gesù, avrà luogo la Giornata mondiale di preghiera per la
Santificazione dei Sacerdoti. Quale significato hanno eventi di questo tipo?
Cosa li lega?
1R. Certamente la Missione è la chiave
interpretativa degli eventi citati. L’Anno Sacerdotale, che è stato un evento
eccezionale voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, ha inteso sottolineare il
profondo legame tra identità e Missione dei sacerdoti, riconoscendo come, i due
elementi, siano totalmente relativi l’uno all’altro: il Sacerdozio ministeriale
è per la missione e nella missione si definisce l’identità
sacerdotale. La giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei
Sacerdoti è, invece, un appuntamento annuale, che ogni Chiesa particolare è
chiamata a celebrare, mostrando quella comunione e reciprocità nella preghiera,
che deve caratterizzare l’intero popolo di Dio, chiamato ad implorare dal
Signore il dono di Pastori Santi. Del resto il Sacerdozio ministeriale è al
servizio di quello comune di tutti i battezzati, che si attua, concretamente,
nella risposta alla chiamata universale alla santità.
2D. Ma è
necessaria addirittura una giornata di preghiera per la santificazione del
Clero? E perché proprio nella Festa del Sacro Cuore?
2R. Della preghiera “nunquam satis”, non ce n’è mai abbastanza! Pregare per la
santificazione dei Sacerdoti significa, in certo senso, pregare per la santità
dell’intero popolo di Dio, a cui il loro ministero è ordinato. È, poi,
un’occasione per favorire la comunione e la reciproca custodia orante, tra
membri dello stesso presbiterio, quasi in un ideale arco, che va dalla Messa
Crismale alla Festa del Sacro Cuore di Gesù, abbracciando i misteri
fondamentali della nostra fede e facendoli contemplare in chiave sacerdotale.
Infine, come affermato dal Curato d’Ars, “il Sacerdozio è l’amore del Cuore di
Gesù”, sia intendendo quella necessaria intimità ed immedesimazione che sempre
ogni sacerdote deve avere con il Signore, sia indicando l’amore e la carità di
Gesù “buon Pastore”, al quale ogni esercizio del ministero ordinato devono
tendere. La carità pastorale è la vera chiave interpretativa di questa giornata
di preghiera.
3D. E come si
colloca, tutto questo, nella prospettiva dell’Anno della Fede?
3R. L’Anno della Fede è stato voluto dal
Santo Padre per commemorare due anniversari di rilievo, uno dipendente
dall’altro. Innanzitutto il cinquantesimo dell’apertura del Concilio Ecumenico
Vaticano II e, conseguentemente, il ventesimo anniversario della promulgazione
del Catechismo della Chiesa Cattolica, che è il Catechismo del Concilio
Ecumenico Vaticano II! Ancora una volta i Sacerdoti sono chiamati ad offrire il
loro generoso contributo, anche nell’Anno della Fede, per attuare le
indicazioni del Papa, ricordando come, proprio nella missione e nell’opera di
evangelizzazione si irrobustisce la stessa identità sacerdotale. Leggere e, in
certo senso, “riscoprire” il Concilio, in tutta la sua valenza profetica e
missionaria, è uno dei compiti che maggiormente urgono, oggi, nella Chiesa.
4D. Pensa che
il Concilio non sia ancora abbastanza conosciuto?
4R. Penso che la Chiesa sia sempre guidata dallo
Spirito Santo e che, pertanto, testi come quelli conciliari, anche dopo
cinquanta anni, possano e debbano continuare a parlare all’intero Corpo
ecclesiale, ed in particolare a tutti i Sacerdoti, evitando accuratamente la
tentazione, sempre possibile, della precoce e superficiale “archiviazione”.
Il Concilio, come più volte ribadito
sia dal Beato Giovanni Paolo II, sia dal Santo Padre Benedetto XVI, è una
“bussola” per il terzo millennio e, conseguentemente, per ogni opera di
evangelizzazione e nuova evangelizzazione. La corretta ermeneutica è
condizione, e non ostacolo, alla conoscenza del Concilio. Basti pensare, ad
esempio, e lo ricordo nitidamente, all’impatto che ebbe l’Enciclica Evangelii Nuntiandi, del Servo di Dio,
il Papa Paolo VI, nella quale già si interpretava, in modo profetico per quei
tempi, l’impulso missionario del Concilio.
5D. Eminenza,
Lei parla molto di “missione”. Ma è questa oggi l’emergenza nella Chiesa? Ritiene
che ci sia un “deficit” missionario?
5R. La missione non è una delle “attività” del
Corpo ecclesiale, ma ne caratterizza essenzialmente l’identità. Senza missione,
non c’è Chiesa, e viceversa! La Chiesa è totalmente relativa alla missione,
all’incontro degli uomini, di ogni tempo e luogo e di ogni cultura, con il
Signore Risorto. Portare a tutti l’annuncio del Regno e la Salvezza: questo è
il compito essenziale della Chiesa! Compito che, nelle diverse epoche e
circostanze, si declina in modalità differenti, ma che conserva sempre il
proprio nucleo essenziale, costituito dall’obbedienza al comando di Gesù:
“Andate in tutto il mondo ed annunciate il Vangelo ad ogni creatura”. Se gli
uomini di Chiesa, tutti i battezzati, ed i Sacerdoti in particolare, perdessero
tale anelito missionario, verrebbe meno un aspetto essenziale dell’identità
battesimale e, per certi versi, della stessa fede cristiana.
6D. La Lettera di indizione, presente nel sito
della Congregazione (www.clerus.org) afferma che la Santificazione del Clero
“non è contraddetta dalla coscienza delle […] personali inadempienze, e nemmeno
dalle colpe di alcuni che, a volte, hanno umiliato il sacerdozio agli occhi del
mondo”. Si può affermare che “l’emergenza-clero” è finita?
6R. No.
L’emergenza è innanzitutto quella delle ferite provocate dalle colpe di alcuni
e, finché le ferite non sono rimarginate, non è possibile parlare di
guarigione. Certamente tutti abbiamo appreso una fondamentale lezione da quello
che è accaduto: non è mai possibile abbassare la guardia, perché il male “come
leone ruggente va in giro cercando chi divorare”. Gli strumenti dell’ordinaria
santificazione ed un livello alto di spiritualità sono il presupposto
indispensabile per auspicare un futuro nel quale certi episodi non siano che un
seppur terribile ricordo. Non saremo mai interamente santi, in questa fase
terrena del Regno, ma certamente possiamo e dobbiamo maggiormente tendere alla
Santità, attraverso tutti gli strumenti che la Chiesa ci offre, ad iniziare
dalla Parola e dai sacramenti, per giungere alla vita comunitaria ed allo zelo
missionario, per tutte le anime. La passione di annunciare Cristo è la vera
“misura” della temperatura della fede di un’epoca!
Ci
assista la Vergine Maria, Stella della missione.